Slava Snowshow

VENEZIA – «Quando mi chiedono com’è lo spettacolo di Slava, non ho dubbi: è bellissimo. Ma cosa sia questo Snowshow io non so proprio cosa rispondere». Laura Barbiani, presidente del Teatro Stabile del Veneto, presenta così Slava Polunin, considerato forse il più importante clown al mondo. E’ infatti il Teatro Goldoni di Venezia che lo ospiterà per cinque serate e sette repliche, da domani fino al 19 febbraio.
«Lo spettacolo è un enigma», lo definisce Slava. «E’ un lavoro che scivola fuori da qualsiasi definizione e cambia sempre. Così la gente torna spesso molte volte a vederlo e se tu chiedi a cinque persone cos’hanno visto, ti daranno cinque versioni diverse».
Voce baritonale, stempiato, i capelli bianchi ai lati della nuca che scendono un po’ spiritati sulle spalle. Ha gli occhi timidi, questo artista geniale. Il volto rubizzo e sorridente. «Non so mai quante persone saranno in scena e per fare cosa – dice – Decidiamo sempre qualche minuto prima. Di sicuro, corriamo veloci in palcoscenico, come se avessimo un appuntamento galante».
Lo show di Slava è un incredibile susseguirsi di improvvisazioni, gag, situazioni esilaranti e poetiche. Tutto è costruito su immagini oniriche, come una rutilante macchina magica. «Un ritorno all’infanzia – come sottolinea lui – perché è la celebrazione della vita. Di sicuro c’è la neve, che per me è come un abito da sposa. Ma mi riempie anche di paura e di orrore, di freddo e di morte».
E’ immaginifico e irrefrenabile, Slava, quando racconta del suo lavoro, suscitando meraviglia e risate. «In Russia ho visto file di persone che piangono dopo il mio spettacolo e mi aspettano che esca dal camerino per farsi consolare – sogghigna – Questi sono gli adulti. Per i bambini invece è l’entusiasmo dei giochi senza fine». E ancora: «Ho visto impassibili professori universitari seduti vicino a ragazzi punk. I primi analizzavano la struttura narrativa o scenica, i secondi studiavano come riuscivo a distruggere tutto quello che avevo di fronte».
Ma come nasce quest’opera? «In Russia la clownerie è un’arte molto popolare, anche perché ci piacciono le storie di persone umili e perdenti – racconta – La cultura per noi è stata per decenni una forza spirituale, una seconda religione. Ho iniziato lavorando per 15 anni in una piccola scuola di clown. Poi sono passato in televisione cinque minuti e da allora non ho più dovuto pagare un ristorante o un taxi, perché la gente mi fermava e mi invitava, tanto ero diventato popolare».
D’altra parte, racconta Slava, «ai tempi di Breznev sembravano tutti intelligenti e tristi, noi invece scemi e felici. Credo che la maggior parte delle persone si sia identificata con noi». Così è nata la Academy of fools: dopo aver sperimentato il Festival delle arti di strada e la Carovana europea di artisti per la pace, «ci è venuta un’idea: chiamiamo a raccolta gli altri pazzi e gli idioti». Ne è uscito un evento incredibile, che in Russia ha inaugurato un nuovo gusto per il carnevale.
Il suo Snowshow, presentato per la prima volta a Mosca nel 1993, è stato visto da più di quattro milioni di persone e rappresentato più di tremila volte in tutto il mondo. Quella di Venezia apre la tournée italiana, in teatri piccoli e grandi, «in quelli da 50 posti lavoro anche con le ciglia,, in quelli da 5000 faccio le corse».
Poi si ferma un attimo. E guardandoci negli occhi: «Tutti si chiedono in realtà se mento. E’ vero, mi piace mentire. Ma poi vengono allo spettacolo e capiscono che è molto più di quello che racconto».

Corriere del Veneto

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